giovedì 14 dicembre 2006

Natale

Secondo il promemoria che circola in ufficio è Natale.


Hanno fatto bene a ricordarmelo perché non  me ne sono proprio resa conto. Sono anni ormai che non sento leccitazione tipica del periodo natalizio.


Forse in larga parte questa mia refrattarietà è dovuta al fatto che per me questa festa ha perso tutto il suo valore religioso. Molto però, e di questo ne sono certa, dipende da come viene vissuto il 25 dicembre dalla mia famiglia.


Per anni (fino a un paio danni fa) abbiamo festeggiato con i mie nonni, e le famiglie del fratello e della sorella di mio papà. In tutto eravamo 14 a tavola, più amici vari che ci raggiungevano nel pomeriggio. Crescendo poi le cose sono cambiate molto, o forse è cambiata la mia percezione dello stare insieme: le morti di mio zio, di uno dei suoi figli e della moglie hanno avvelenato piano piano latmosfera. Senza considerare poi che con la famiglia della sorella di mio padre ci vedevamo solo tre/quattro volte lanno: per Natale, appunto, Pasqua e il compleanno dei nonni.


Con il marito di mia zia, poi, ci siamo sempre presi poco. Stavamo insieme giusto per conservare le apparenze, per fare felice mia nonna. Questo, fino a qualche anno fa, quando (di questo me ne vergogno molto) io ho gettato la maschera.


Cè sempre stata lusanza di pranzare apparecchiando due tavole: quella dei grandi e quella dei bambini. Ora si da il caso che io a 30 anni mi sia stancata di mangiare nel tavolo dei piccoli insieme ai figli di mio cugino (che hanno seri problemi a masticare a bocca chiusa) mentre il figlio e il genero di mio zio erano accolti con tutti gli onori nel tavolo alto. Per cui, sebbene mia madre mi pregasse di non comportarmi come mio solito) mi sono seduta al mio posto abituale [dimenticavo, io vado a pranzo dai miei nonni in media una volta a settimana, mentre i mie cugini a stento le telefonano]. Questo ha scatenato le rimostranze di mia cugina e il gesto plateale di mio zio che ha lasciato il tavolo dei grandi per quello dei più piccoli.


Questo ha creato una frattura insanabile [sai che me ne frega] e ora questo mio zio nemmeno mi saluta più [ari: sai che me ne frega].


I ricordi più belli legati al Natale sono quelli della cena della Vigilia a casa di mia nonna quando eravamo solo noi (i mie, mia sorella ed io) e loro due vecchiarelli.



Continua...



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