martedì 24 giugno 2014

I fratelli Ka...kkamazov

Per un gruppo di lettura e uno della sfida ho letto i Fratelli Karamazov...


Trama:


I tre figli di Fedor Karamazov, un vecchio malvagio e dissoluto, sono molto diversi tra loro. Dmitrij, detto Mitja, odia il padre perché vuole conquistare col suo denaro Grusenka, una bella mantenuta da lui amata. Ivan è un filosofo dell'ateismo e un raffinato intellettuale. Alesa, il più giovane, è novizio in un convento e si trova costretto a tornare a casa per il precipitare degli eventi. Infine un quarto figlio illegittimo è Smerdiakov, epilettico e tenuto in casa come un servo. Il vecchio viene ucciso, è accusato del delitto Mitja, ma Smerdakov confessa a Ivan di essere lui il colpevole, poi si impicca. Mitja viene condannato ai lavori forzati, Ivan è colpito da una febbre cerebrale, Alesa riprende con alcuni giovani la via della spiritualità.


 


Che dire?


Sono rimasta un po' delusa. Dostoevskij è molto più scorrevole di Hugo e Stendal (i due superclassici che ho letto quest'anno) ma allo stesso tempo ho trovato il libro un po' indigesto.


Indigesto perché, al di là delle elucubrazioni sulla religione, ho trovato alcuni buchi nella trama: personaggi che ci sono e poi scompaiono e di cui non si sa più niente e una sottrotrama che finisce senza una fine vera. Forse questo può dipendere dal fatto che l'autore aveva intenzione di scrivere un seguito.


La cosa che mi ha dato più fastidio però è l'essere sopra le righe, i personaggi hanno gli atteggiamenti da telenovela sudamericana piena di eccessi molto cari al romanticismo: tutti urlano, tutti svengono, tutti si lasciano andare a parossisimi. Mi ero dimenticato quanto potessero darmi sui nervi.


Istintivamente poi, provo un senso di malessere nel leggere i libri in cui i personaggi hanno questa vena autodistruttiva, piena di eccessi amplificati poi da questo concetto malsano di onore e orgoglio. Mi scombussolano. Leggere di gente che si rovina giocando a dadi, bevendo e andando dietro a "donne pubbliche". Sotto questo punto di vista è molto meglio Dickens, in cui alla fine c'è sempre un riscatto e un "lieto fine".


Ultima notazione: caro Dosto... capisco che il tuo non è un libro giallo e che l'importante del libro non è trovare il fatidico assassino, però non puoi scrivere come finirà il processo nel titolo del capitolo, cioè mi togli tutto il gusto di sapere cosa succede a quel debosciato di Mitia. 


 

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